29 Dicembre 2024

Paolo Cognetti e l’impatto dei media sulla vita in quota

By David Passarelli

Le recenti dichiarazioni di Paolo Cognetti, autore del celebre libro Le otto montagne, hanno riacceso il dibattito sulla vita in montagna, mettendo in luce la complessa relazione tra narrazione mediatica e realtà. Nel suo articolo su La Repubblica del 19 dicembre, Cognetti offre spunti di riflessione su come i media possano passare rapidamente dall’idealizzazione alla demonizzazione di un luogo e di uno stile di vita.

La sua opera e le sue parole hanno contribuito a modellare l’immaginario collettivo, rendendo necessario interrogarsi su come la montagna venga percepita e vissuta oggi, specialmente da chi la frequenta per escursionismo e trekking.

Ridefinire il mito e affrontare la complessità della vita in montagna

Cognetti ha dichiarato: “Il personaggio di Paolo che scappa dalla città e va a vivere in montagna, felice e contento, l’ha disegnato qualcun altro, non sono io.” Con queste parole, l’autore smantella l’immagine dello “scrittore-eremita” che i media, inclusa la sua casa editrice, hanno contribuito a costruire. Questo ci fa riflettere su come spesso i media creino narrative semplificate e romantiche della vita in montagna, distanti dalla quotidianità di chi vive in questi luoghi.

Per chi pratica trekking e ama trascorrere il fine settimana sui sentieri, questa riflessione può essere particolarmente preziosa. L’escursionista si trova spesso ad ammirare panorami che sembrano perfetti, ma è consapevole della fatica e della preparazione necessarie per raggiungerli. La montagna, al pari della vita di chi la abita, non è mai solo bellezza, ma anche sforzo, adattamento e rispetto delle sue complessità.

Cognetti ha rivelato di non essersi mai trasferito permanentemente in montagna, ma di passarci solo alcuni mesi all’anno. “La montagna è stata salvifica per alcuni anni. Poi le cose sono cambiate,” afferma, introducendo una prospettiva temporale di cui si parla raramente. Chi frequenta la montagna sa bene che il rapporto con questi luoghi può evolversi, attraversando fasi diverse della nostra vita. Anche per gli escursionisti, ci sono periodi in cui la montagna rappresenta una fuga, e altri in cui diventa uno spazio di introspezione o una sfida personale.

Inoltre, vivere in montagna comporta sfide spesso invisibili ai più. Chi abita in queste aree deve affrontare l’isolamento sociale e la difficoltà di integrarsi nelle comunità locali. La solitudine può pesare, specialmente nei lunghi mesi invernali, e le relazioni umane possono essere molto diverse da quelle urbane. Mentre i social media mostrano immagini di tramonti spettacolari e momenti di serenità, la realtà è fatta anche di giornate difficili e di sfide quotidiane, che chi percorre i sentieri più impervi può forse intuire, ma non vivere nella loro interezza.

Salute mentale, opportunità e sfide del vivere in montagna

Un aspetto importante emerso dalle parole di Cognetti è il legame tra vita in montagna e benessere psicologico. La montagna non è un rimedio universale per le difficoltà della vita urbana. Anche se può offrire rinascita e nuove energie, non risolve automaticamente i problemi personali. La testimonianza di Cognetti sul suo disagio mentale ci ricorda che il nostro equilibrio interiore è ciò che conta di più, non solo il luogo in cui ci troviamo.

Questo tema tocca anche chi pratica escursionismo: il trekking è spesso visto come un’attività rigenerante, capace di liberare la mente dallo stress cittadino. Tuttavia, è bene ricordare che una camminata in montagna, per quanto appagante, non può sostituire un percorso di crescita interiore più profondo. La montagna può essere un supporto, un luogo di ispirazione, ma non una soluzione magica.

Inoltre, la vita in montagna implica un confronto costante tra tradizione e modernità. Le comunità montane custodiscono un ricco patrimonio culturale, ma l’arrivo di nuovi residenti e l’influenza della cultura globale stanno modificando il tessuto sociale. Questo incontro tra il vecchio e il nuovo può generare tensioni, ma anche opportunità di crescita e scambio. Per gli amanti del trekking, esplorare queste comunità significa anche imparare a rispettarne i ritmi e le tradizioni, trovando un equilibrio tra l’essere visitatori e partecipanti.

Non meno importante è il cambiamento climatico, che sta alterando gli ecosistemi montani e influenzando il turismo. Le conseguenze sono evidenti lungo i sentieri: ghiacciai che si ritirano, flora e fauna che cambiano. Per gli escursionisti, questo è un invito a praticare un trekking consapevole, riducendo l’impatto ambientale e contribuendo alla preservazione di questi luoghi unici.

Verso una nuova consapevolezza

L’esperienza di Cognetti ci invita a guardare alla montagna con occhi più consapevoli. Non serve idealizzarla né demonizzarla: la montagna è un luogo magnifico e impegnativo, dove la vita scorre a ritmi diversi. Chi sceglie di viverci deve essere pronto ad affrontare sia le gioie che le difficoltà, consapevole che ogni stagione porta con sé sfide e opportunità diverse.

Per gli escursionisti, questo significa andare oltre l’aspetto estetico delle passeggiate in quota e abbracciare l’essenza più autentica della montagna. Significa prepararsi non solo fisicamente ma anche mentalmente, rispettando ciò che la montagna rappresenta per chi ci vive tutto l’anno.

La vera essenza della montagna non risiede nel mito del “montanaro felice” o del “turista avventuroso”, ma nella capacità di accettarne le sfide, apprezzandone le meraviglie senza ignorarne le complessità. Abbracciare questa consapevolezza significa vivere la montagna in modo più autentico e rispettoso, cogliendone la bellezza e le lezioni che può offrirci.

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